Pianta tropicale, originaria delle regioni indomalesi, appartenente alla famiglia delle Poaceae. La canna da zucchero nacque spontaneamente nella Nuova Guinea, dove cresce ancora oggi spontaneamente. Si diffuse gradatamente fino all’Asia minore, dove Alessandro Magno la scoprì nel 325 a.C. Le prime notizie dell’arrivo sulle rive del Mediterraneo sono riportate da Plinio il Vecchio che la menziona come saccharum dal sanscrito sarkara. Gli arabi la introdussero in Spagna e, con la scoperta del Nuovo Mondo, si assisterà al suo grande sviluppo. La varietà coltivata, Saccharum Officinarum, cresce in climi tropicali con un ciclo di 14-16 mesi. Appare come un grosso bambù, con i fiori raccolti in una grande pannocchia terminale, presenta rizomi sotterranei da cui partono più fusti cilindrici, nodosi e flessibili che possono essere alti fino a 3-6m e con diametro di 2-7cm, le foglie sono molto lunghe, lineari e scabre.
L’impianto della canna è fatto per talea. La pianta si sviluppa in altezza e apparato fogliare fino a 12 mesi. Come tutte le piante verdi, grazie alla fotosintesi, produce zuccheri, che servono come fonte energetica per i vari processi metabolici, accumulandoli nel fusto. La canna viene tagliata nella sezione più vicina al suolo per poi decurtarla della cima. La parte che resta al suolo riprodurrà nuove canne nel giro di tre mesi. Il fusto dellacanna contiene il 14% di materia legnosa, 70% di acqua, 14% di saccarosio e 2% d’impurità. Nell’arco di poche ore la pianta deve essere mandata alla macinazione, per evitare che si secchi e perda gran parte del succo.