Processo che, basandosi sulla diversa temperatura di ebollizione di liquidi con diversa composizione, permette di separare i diversi componenti di una miscela: ad esempio, il punto di ebollizione a pressione atmosferica dell’alcool etilico è 78,4°C mentre per l’acqua è 100°C.
Lo strumento utilizzato per questo processo si chiama alambicco, le cui tipologie variano in base al tipo di distillato che si vuole ottenere. Essenzialmente corretta è comunque la distinzione in due grandi tipologie: l’alambicco discontinuo e l’alambicco continuo.
L’alambicco tradizionale o discontinuo, chiamato in inglese “pot still”, è formato da 4 parti:
la caldaia, generalmente di rame, nella quale si immette la materia prima da distillare. Sotto di essa vi è la sorgente di calore;
il deflemmatore o capitello, posto nella parte alta della caldaia, ha la funzione di favorire il passaggio di certi vapori alcolici su altri;
il collo di cigno, struttura curva che serve ad impedire ai vapori alcolici di poter percorre in senso contrario il loro cammino;
la serpentina di raffreddamento, immersa in acqua o in un liquido refrigerante, che ricondensa i vapori alcolici riportandoli allo stato liquido.
L’alambicco discontinuo permette una sola distillazione per ogni carico di materia prima poiché ogni qual volta venga utilizzato va svuotato, raffreddato e pulito prima di poter dar inizio ad un nuovo ciclo.
Per ottenere un alcool di buona qualità si ricorre a distillazioni multiple: ne occorrono solitamente almeno due per avere un prodotto discreto.
Durante queste operazioni il mastro distillatore ha il compito di scartare la “testa” (parte di liquido ottenuta durante la fase iniziale e ricco di impurità, contenente sostanze molto volatili con gradazione alcolica elevata) e la “coda” (parte di liquido ottenuta durante la fase finale contenente sostanze pesanti, di bassa gradazione e considerevoli quantità di vapore acqueo) per mantenere esclusivamente il “cuore” o alcool nobile, ossia la parte di liquido ottenuta durante la fase centrale, che presenta una gradazione media ed elementi non-alcolici importanti per conferire sapori e profumi: in poche parole l’alcool etilico.
L’alambicco continuo, anche chiamato patent still o Coffey still, ideato nel 1831 da Aeneas Coffey, è caratterizzato, invece, dalla capacità di svolgere in modo automatizzato ciò che abbiamo descritto in precedenza.
L’impianto prevede due colonne gemelle: una per la distillazione, chiamata analizzatore, e una per larettificazione, chiamata più semplicemente rettificatore. Un ingegnoso sistema di tubi e di piatti con valvole di gorgogliamento fa sì che la materia prima, caricata dall’alto nell’analizzatore, s’incontri con correnti calde che provengono dal basso, passando allo stato gassoso. La parte che non si trasformerà durante questa fase, ossia la coda, verrà scartata immediatamente dal basso.
Nel rettificatore piatti ad altezze e temperature diverse fanno sì che, durante la condensazione, le teste si separino dal cuore.
Gli alambicchi moderni prevedono un numero maggiore di colonne: alcune preposte alla distillazione e alla rettificazione in continuità, altre all’estrazione di ulteriore alcool mediante il riciclaggio dei prodotti di testa e di coda.